Picchia la convivente e accoltella il figlio di lei, arrestato un veronese

Una lite ha sfiorato la tragedia: il ragazzo si è salvato grazie ad un intervento chirurgico d’urgenza. La donna ha riportato una ferita al volto.

Un’escalation di violenza e follia. Prima contro la compagna, poi contro il figlio di lei. E tutto per gelosia. È bastata una manciata di ore, tra giovedì sera e notte, perché la vita di una famiglia all’apparenza come le altre venisse sconvolta. Alfonso Bauleo si trova adesso rinchiuso in carcere con la triplice accusa di tentato omicidio (del figliastro, che ha 26 anni), lesioni (ai danni della compagna), porto abusivo d’arma (il coltello a serramanico con cui colpito due volte il ragazzo). A innescarne l’incontenibile furia sarebbe stato aver visto la donna in auto con il vicino: accecato dalla gelosia l’ha colpita con un pugno, ha strattonato «l’altro», ha inseguito la compagna che cercava di fuggire e una volta raggiunta ha continuando a malmenarla. Trenta i giorni di prognosi diagnosticati alla vittima, che ha perso un dente oltre a riportare numerose contusioni. Sul posto sono giunti anche i carabinieri, allertati nuovamente dai residenti poco prima di mezzanotte.

Stavolta, però, la scena che si sono trovati di fronte i militari appariva ben più cruenta: tracce di sangue sulle scale di casa, nessuna traccia del capofamiglia né del figlio «acquisito». Quest’ultimo giaceva a terra, il torace lacerato da una doppia coltellata, lungo una via poco lontana. Prima di essere condotto d’urgenza in ospedale, ha detto di essere stato ridotto così dal patrigno. E mentre il ragazzo veniva salvato con un’operazione d’urgenza, i militari si lanciavano alla ricerca del suo aggressore: lo hanno rintracciato per strada, addosso ancora gli abiti intrisi di sangue, evidenti anche su di lui alcune contusioni. Ha raccontato di aver litigato con la compagna, di essere poi tornato a casa per fare le valigie ma di essere stato «assalito» dal figliastro. A detta di Bauleo si sarebbe trattato di legittima difesa anche se ieri, durante l’interrogatorio dove ad assisterlo c’era l’avvocato Gianpaolo Cazzola, ha negato di aver accoltellato il giovane. Dal suo giubbino, nel corso della perquisizione, è tuttavia «spuntata» proprio quella lama lunga 10-15 centimetri con cui avrebbe colpito il figlio della compagna prima all’addome e poi all’altezza dell’ascella. Un duplice fendente che ha innescato nel ragazzo «un’importante ematoma » oltre alla «lacerazione di un’arteria». È da una quindicina d’anni che Bauleo aveva intrapreso la convivenza con la compagna e il figlio di lei: aizzato soprattutto dal «terrore» che lei lo tradisse, a più riprese sarebbe ricorso alle maniere forti tra le mura domestiche. Mai però si sarebbe spinto a tanto. Per il gip Guido Taramelli si tratta di un «soggetto non in grado di contenere i propri impulsi violenti» e «dalla concreta pericolosità sociale»: a destare «particolare preoccupazione è la violenza usata contro i componenti del proprio nucleo familiare». Di qui, l’unica misura cautelare ritenuta «congrua» dal giudice: quella del carcere.
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